Obiettivo e valore aggiunto dello studio
Con questa pubblicazione, PPCmetrics presenta per la settima volta lo studio “Analisi dei conti annuali degli enti di previdenza”. Gli indicatori legati alla struttura degli istituti di previdenza svizzeri mostrano la condizione e la situazione attuale delle casse pensioni. Istituti di previdenza sani sono nell’interesse di tutti gli assicurati, delle istituzioni e dell’opinione pubblica in generale. Lo studio vuole dare un apporto alla trasparenza del 2. pilastro ed è indirizzato all’opinione pubblica interessata, così come ai responsabili degli istituti di previdenza. In aggiunta a tutte le analisi mostrate lo scorso anno, nella pubblicazione di quest’anno è stato aggiunto un capitolo relativo agli investimenti sostenibili delle casse pensioni svizzere, valutati per mezzo della rendicontazione ESG pubblica.
Nella pubblicazione, PPCmetrics SA analizza in modo sistematico i dati strutturali degli enti di previdenza svizzeri. La base dati è composta dalle informazioni contenute nei conti annuali ufficiali e revisionati degli enti di previdenza al 31.12.2020. Al fine di garantire la più alta qualità dei dati, questi vengono raccolti seguendo criteri uniformi. I dati sono caratterizzati da un alto grado di standardizzazione ed affidabilità. L’analisi si concentra su misure particolarmente importanti e comparabili tra loro. Infine, lo studio poggia su un universo esteso e rappresentativo, composto da 305 istituti di previdenza, con un patrimonio previdenziale accumulato pari a circa CHF 748 miliardi e 3.5 milioni di assicurati.
Risultati principali
I principali risultati dello studio, relativi allo scorso anno, possono essere riassunti nel seguente modo:
Corresponsione effettiva
Nel 2020, la corresponsione effettiva dei capitali di risparmio degli assicurati attivi è ammontata in media a 1.86% e nella mediana a 1.50%. La corresponsione è risultata essere leggermente inferiore alla media storica dal 2008 pari a 1.99%. Va comunque notato che nel periodo analizzato il saggio minimo LPP è diminuito in modo importante. Anche nel corso del 2020, una buona maggioranza degli istituti di previdenza, circa 70% (2019: 77%), ha corrisposto un interesse superiore al saggio minimo LPP pari a 1.00%. Nel complesso, una parte significativa del rendimento assoluto positivo pari in media a +4.21% è stata ancora una volta trasferita agli assicurati attivi attraverso una corresponsione nettamente superiore al saggio minimo LPP. Rispetto al 2019, tuttavia, sono state riscontrate meno frequentemente corresponsioni (molto) alte. Come negli anni precedenti, la corresponsione media degli averi di vecchiaia nel 2020 è stata inferiore nelle casse di diritto pubblico (1.65%) rispetto alle casse di diritto privato (1.90%). Maggiori dettagli nel capitolo 2.
Nonostante un anno caratterizzato dall’incertezza, dominato in particolare dalla pandemia COVID-19, più di due terzi delle casse pensioni (circa 70%) hanno concesso una corresponsione degli averi di vecchiaia superiore al saggio minimo LPP pari a 1.00%. La corresponsione media è ammontata a 1.86%. Le casse pensioni di diritto privato hanno tendenzialmente concesso una remunerazione più elevata delle casse di diritto pubblico.
Tasso d’interesse tecnico
Dal 2009, si può osservare un’ampia diminuzione del tasso d’interesse tecnico (tasso di valutazione). Questa tendenza è continuata senza sosta anche nel 2020. Rispetto all’anno passato (2019), il tasso tecnico medio è diminuito da 1.76% a 1.62% (-0.14 punti-%). Nel 2020 il livello dei tassi di mercato, misurati per mezzo dei rendimenti dei titoli della Confederazione con scadenza a 10 anni, è diminuito di circa ‑0.07 punti-%. Il tasso tecnico medio è quindi diminuito in modo più marcato rispetto ai tassi di mercato. La differenza tra il tasso tecnico medio degli istituti di previdenza di diritto pubblico (1.85%) e quello degli istituti di diritto privato (1.57%) ammonta nel 2020 a 0.28 punti-% (2019: 0.25 punti-%). Al 31.12.2020, il tasso d’interesse di valutazione più alto era pari a 3.25% (2019: 3.50%) e quello più basso pari a ‑0.48% (2019: ‑0.36%), muovendosi quindi in un intervallo di 3.73 punti-% (2019: 3.86 punti-%). L’istituto di previdenza con il tasso tecnico più basso è una cassa di soli beneficiari di rendita che viene valutata economicamente.
Dal 2009 si può osservare una tendenza al ribasso dei tassi d’interesse tecnici. Questa tendenza è continuata anche nel 2020. Rispetto all’anno precedente, nel 2020 il tasso tecnico è sceso in media di ‑0.14 punti-%. Gli istituti di diritto pubblico mostrano tassi d’interesse medi più alti di quelli di diritto privato. L’intervallo dei tassi tecnici osservati rimane complessivamente ampio.
Rendimento assoluto
A livello di investimenti, il 2020 è stato un anno turbolento sia per i mercati che per gli istituti di previdenza. Da metà febbraio a fine marzo 2020 sono state osservate massicce distorsioni sui mercati, in particolare a causa delle incertezze legate alla pandemia COVID-19. Sulla base di misure globali di stabilizzazione fiscale da parte dei governi e delle banche centrali, i mercati hanno iniziato a riprendersi rapidamente e significativamente a partire da aprile 2020. Il rendimento assoluto medio di tutti gli enti di previdenza considerati è ammontato a circa +4.21% nel 2020 (valore mediano +4.27%). La media dei rendimenti assoluti è stata simile per casse di diritto privato (+4.22%) e di diritto pubblico (+4.18%). Rispetto all’anno precedente, la dispersione della distribuzione dei rendimenti assoluti nel 2020 è stata più pronunciata verso i poli (minimo ‑4.10%, massimo +11.06%), ma più vicina alla media generale. La metà degli istituti ha rapportato un rendimento assoluto tra +3.5% e +5.0%. Si sono osservati alcuni (pochi) chiari “outlier” sia all’estremità superiore che inferiore della distribuzione. Solo 5% circa degli enti di previdenza ha registrato un rendimento assoluto inferiore a 2%, mentre circa 9% ha ottenuto un rendimento superiore a 6%.
Nonostante le significative distorsioni del mercato dovute alla pandemia COVID-19 nel 1. trimestre 2020, la maggior parte degli istituti di previdenza non solo è stata in grado di compensare le notevoli perdite alla fine dell’anno, ma in media ha persino generato rendimenti assoluti chiaramente positivi. Il rendimento assoluto medio delle casse pensioni considerate è stato pari a +4.21% nel 2020.
Sono stati osservati rendimenti assoluti tra ‑4.10% e +11.06%. Solo tre enti di previdenza non sono stati in grado di raggiungere un rendimento assoluto positivo nel 2020. Come nel 2019, ma in misura minore, sono stati spesso riportati rendimenti assoluti chiaramente positivi.
L’ente di previdenza medio, contraddistinto da un rendimento assoluto medio positivo pari a circa
+4.2%, ha deciso di assegnare una corresponsione del capitale di risparmio di 1.9%. Anche in caso di rendimenti simili, si notano forti oscillazioni nella corresponsione effettiva. I rendimenti assoluti raggiunti si rispecchiano nella corresponsione solo in misura limitata, vale a dire che anche altri fattori, come la capacità di rischio, hanno avuto un’influenza significativa sul tasso di corresponsione del capitale (maggiori dettagli nel capitolo 4).
La correlazione tra il rendimento assoluto e la corresponsione è stata positiva nel 2020, ma spiega solo una parte molto piccola della dispersione dei dati. Rispetto all’anno precedente, una quota relativa leggermente superiore (2019: 20%, 2020: 26%) degli istituti di previdenza ha scelto il saggio minimo LPP pari a 1% come corresponsione. Tuttavia, la netta maggioranza delle casse pensioni (70%) ha scelto di nuovo una corresponsione superiore al saggio minimo LPP previsto dalla legge.
Grado di copertura sottoposto a rischio
Il grado di copertura sottoposto a rischio misura l’onere dei portatori di rischio degli istituti di previdenza svizzeri. L’analisi mostra che in generale la capacità di rischio degli enti di previdenza svizzeri è migliorata nel corso del 2020. Il grado di copertura sottoposto a rischio medio degli enti a capitalizzazione integrale è aumentato da 102.3% (2017) a 103.2% (2020). Un grado di copertura sottoposto a rischio inferiore a 100% implica che al giorno di riferimento le rendite garantite non possono essere finanziate senza un supporto da parte dei portatori di rischio. Il miglioramento del grado di copertura sottoposto a rischio nel corso del 2020 va ricondotto in particolare ai rendimenti assoluti positivi raggiunti dagli istituti. Nel 2020 i tassi di mercato sono leggermente diminuiti, il che ha avuto come effetto un leggero aumento del valore (presente) degli impegni, influenzando negativamente il grado di copertura sottoposto a rischio. Maggiori dettagli nel capitolo 7.
Il grado di copertura sottoposto a rischio misura in modo trasparente e paragonabile l’effettiva situazione finanziaria degli istituti di previdenza dal punto di vista dei portatori di rischio. Nel 2020, il valore medio di tale grado di copertura è aumentato da 102.3% (2019) a 103.2% (2020), soprattutto a causa dei risultati assoluti positivi degli investimenti, e si è posizionato sopra il livello record del 2017 (102.4%).
Un valore superiore a 100% implica che a fine 2020 il capitale restante dopo aver “scorporato” gli impegni previdenziali correnti a prezzi di mercato era leggermente superiore alle prestazioni di uscita degli assicurati attivi.
Aliquote di conversione implementate
Le aliquote di conversione implementate dagli istituti di previdenza ammontano al 01.01.2021 in media a 5.46% e in mediana a 5.40%. Rispetto al 01.01.2020, le aliquote di conversione sono diminuite (media e mediana pari a 5.56%). La maggioranza pari a circa 53.5% (01.01.2020 circa 60.5%) degli istituti di previdenza ha utilizzato un’aliquota di conversione tra 5% e 6%. Circa 14% (01.01.2020 20.3%) delle casse pensioni analizzate mostrava aliquote superiori a 6%, mentre 25.6% (01.01.2020 18.5%) ha applicato aliquote pari a 5% o inferiori. Le aliquote osservate al 01.01.2021 spaziano tra 4.10% e 7.20%. Considerando il livello dei tassi di interesse di mercato al 31.12.2020, l’aliquota di conversione “economicamente” neutrale si posizionerebbe a 3.48%.
L’aliquota di conversione media delle casse pensioni analizzate è nuovamente diminuita nel 2020, ma in modo meno marcato rispetto all’anno scorso. La diminuzione ammonta a ‑0.10 punti-%. Per la prima volta, più di un quarto degli istituti di previdenza ha implementato un’aliquota di conversione pari a 5% o inferiore. Questo conferma la tendenza al ribasso delle aliquote di conversione in Svizzera.
Considerando il livello dei tassi d’interesse a fine 2020, l’aliquota di conversione ammonta a circa 3.48%. L’aliquota di conversione media ammonta a 5.46% e di conseguenza superiore a questa, anche se nel corso del 2020 è diminuita in modo maggiore rispetto alla diminuzione dell’aliquota “neutrale”. La differenza continua però ad implicare che in una visione economica, per le rendite future, sarà necessario più capitale di quanto a disposizione al pensionamento.
Altri indicatori
Un ulteriore analisi confronta le aliquote di conversione future (tra massimo 10 anni) già rese note da parte degli enti di previdenza. Gli istituti di previdenza all’interno di questo confronto mostrano aliquote di conversione future pari in media a 5.30%. Rispetto al valore dell’anno passato (2019 5.39%) si è assistito ad una nuova diminuzione di ‑0.09 punti-%. Questo mostra che per il futuro bisognerà calcolare di avere delle aliquote di conversione inferiori a quelle attuali. Maggiori dettagli sono presenti al capitolo 9.
L‘attuale (al 01.01.2021) aliquota di conversione media degli istituti di previdenza considerati ammonta a circa 5.46% (al 01.01.2020 5.56%) e, secondo le informazioni al giorno di riferimento, nei prossimi anni è destinata a diminuire in media a circa 5.30%. Sia le aliquote attuali che quelle future sono nuovamente diminuite.
Il tasso tecnico medio pari a 1.62% resta superiore al tasso d’interesse senza rischio. Nel 2020 la diminuzione dei tassi tecnici è stata maggiore alla discesa dei tassi di mercato (-0.07 punti-%), misurati per mezzo dei titoli della Confederazione con scadenza a 10 anni.
Nel 2019, la camera svizzera degli esperti in materia di previdenza professionale ha emanato una nuova linea guida / direttiva tecnica “FRP / DTA 4” relativa al tasso d’interesse tecnico. Il tasso tecnico raccomandato deve posizionarsi con un margine adeguato al disotto del rendimento netto atteso della strategia d’investimento e deve considerare “struttura e caratteristiche” dell’ente di previdenza. Una caratteristica importante della capacità di rischio strutturale di un istituto di previdenza è la quota di beneficiari di rendita. Secondo la FRP / DTA 4, un ente di previdenza caratterizzato da un’alta quota di beneficiari dovrebbe scegliere un tasso tecnico più vicino ai tassi di mercato senza rischio. Secondo la FRP / DTA 4, il limite superiore è calcolato come la media dei tassi di cassa delle obbligazioni della Confederazione (scadenza 10 anni) degli ultimi 12 mesi, aumentata di un premio del 2.5% e ridotta di uno sconto se si utilizzano tavole per periodi, e al 30.09.2020 ammonta a 1.68% (arrotondato a 1.70%; tavole per periodi) rispettivamente a 1.98% (arrotondato a 2.00%; tavole generazionali).
La quota di istituti di previdenza con un tasso d’interesse tecnico superiore al limite superiore (tavole generazionali) è bassa, all’incirca pari a 4.5%, ed è leggermente diminuita rispetto all’anno precedente (8%).
La quota di enti che superano lo stesso limite, ma per tavole per periodi è invece pari a 63% ed è aumentata rispetto al 2019 (51%).
Come nell’anno precedente, la relazione tra quota di capitale di previdenza dei beneficiari di rendita e tasso tecnico rimane molto debole, vale a dire che anche a parità di quota di capitale di previdenza, vengono mostrati tassi tecnici fortemente variabili. Questo non rispecchia il senso della FRP / DTA 4.
Rispetto al 2019, la corresponsione effettiva media è calata di ‑0.67 punti-% a 1.86%. Questa viene confrontata ad una diminuzione del tasso tecnico medio di ‑0.14 punti-% a 1.62%, quindi inferiore alla discesa della corresponsione. Come nell’anno precedente, il tasso di corresponsione medio rimane superiore al tasso tecnico medio degli istituti di previdenza (maggiori dettagli nel capitolo 3).
Anche se nel 2020 la corresponsione è scesa in modo più marcato rispetto al tasso tecnico, questa è stata superiore al valore medio del tasso tecnico utilizzato. Nel 2020, un ente di previdenza medio ha concesso una corresponsione agli assicurati attivi di +0.24 punti-% superiore al tasso tecnico medio.
Il tasso di corresponsione degli averi medio è superiore al tasso tecnico medio per il secondo anno di fila. Dal 2008, questo è osservabile solo per la terza volta. In un confronto intertemporale a lungo termine, tuttavia, il tasso d’interesse tecnico medio rimane ancora significativamente superiore alla corresponsione media degli attivi.
Rendimento assoluto / dimensione degli istituti di previdenza
Gli istituti di previdenza di maggiori dimensioni, ad esempio grazie ad una migliore posizione negoziale in sede di assegnazione dei mandati o grazie a maggiori analisi, mostrano in media rendimenti assoluti più elevati rispetto ai piccoli istituti di previdenza? Nel periodo di analisi dal 2018 al 2020, nel presente studio la dimensione del capitale non ha avuto alcun impatto sul rendimento assoluto dell’ente di previdenza. Questo fatto è di particolare interesse in quanto nei tre anni analizzati diverse categorie d’investimento distinte hanno mostrato risultati diversi. In media i risultati del 2018 sono stati negativi, mentre quelli del 2019 e 2020 positivi. Sempre in media, la maggior parte degli istituti di previdenza ha avuto rendimenti assoluti nettamente positivi nel triennio (si noti, ad esempio, indice LPP 25 +2.97% p.a., indice LPP 40 +3.91% p.a. e Peer Group +3.89% p.a.). Come nell’anno precedente, i dati degli ultimi 36 mesi non possono confermare l’ipotesi che le grandi casse pensioni abbiano un vantaggio a livello di performance rispetto a quelle piccole (maggiori dettagli nel capitolo 5).
Gli anni dal 2018 al 2020 sono stati caratterizzati da rendimenti assoluti significativamente diversi. Mentre il rendimento assoluto medio nel 2018 è stato negativo e pari a ‑2.8%, il rendimento assoluto è stato chiaramente positivo nel 2019 (media +10.8%) e 2020 (media +4.2%).
Negli ultimi tre anni, i grandi istituti di previdenza non hanno mostrato in media rendimenti assoluti migliori rispetto a quelli piccoli.
Rendicontazione sugli sforzi legati alla sostenibilità
Gli istituti di previdenza svizzeri stanno sempre più comunicando pubblicamente i loro sforzi legati alla sostenibilità. Negli ultimi tre anni, la percentuale di casse pensioni che comunicano il tema della sostenibilità nel loro conto annuale oppure sul loro sito web è aumentata significativamente di +14 punti-% da 24% nel 2018 a 38% nel 2020. Vengono riscontrate differenze tra istituti pubblici e privati, così come tra casse di dimensione piccola e grande. La rendicontazione testimonia i diversi sforzi di sostenibilità degli istituti di previdenza e copre un’ampia gamma di strumenti (tra i quali si trovano i criteri negativi, l’esercizio dei diritti di voto e l’”Engagement”, così come i criteri positivi oppure l’approccio “best-in-class”, l’”impact investing” e l’integrazione nell’analisi finanziaria). Maggiori dettagli nel capitolo 6.
Quasi il 40% degli enti di previdenza ha riferito dei loro sforzi legati alla sostenibilità nel 2020. Rispetto agli anni precedenti, questo rappresenta un aumento.
Più grande è il patrimonio della cassa pensioni, più alta è la proporzione di fondi che rapportano sui propri sforzi di sostenibilità. Tuttavia, bisogna considerare che le risorse per la comunicazione aumentano tipicamente con l’aumentare delle dimensioni della cassa. Pertanto, i risultati non devono essere interpretati nel senso che le considerazioni sulla sostenibilità non giocano un ruolo importante negli istituti più piccoli e non sono già integrate nel processo di investimento.
Le casse pensioni in Svizzera utilizzano diverse opzioni per integrare gli aspetti della sostenibilità nei loro investimenti. Le più popolari nel 2020 sono state le integrazioni nell’analisi finanziaria (29% delle casse), l’implementazione di liste di esclusione (26% delle casse) e l’”Engagement” (19% delle casse).
Nel 2020, anche il grado di copertura tecnico medio (111.6%) è aumentato rispetto all’anno precedente (2019 110.0%). Anche questo fatto si spiega, tra le altre cose, con i rendimenti assoluti positivi e il superamento del rendimento minimo dei passivi.
Spese di gestione patrimoniale
I costi di gestione patrimoniale ricoprono un ruolo centrale sia per l’opinione pubblica, sia per gli attori attivi nel mercato degli enti di previdenza. Nel 2020, tali costi sono ammontati in media a 0.40% degli investimenti trasparenti (mediano pari a 0.36%). Rispetto all’anno passato sia il valore medio, sia il mediano sono diminuiti (nel 2019 media 0.42%, mediano 0.38%). Nel 2020 la trasparenza dei costi è nuovamente aumentata. All’incirca 97% (2019 93%) degli enti di previdenza mostrava una trasparenza degli investimenti tra 98% e 100%. Questo indica che, in larga misura, gli investimenti alternativi che erano originariamente considerati non trasparenti sono ora riportati in modo più trasparente. Per i dettagli vi rimandiamo al capitolo 8.
Rispetto al 2019, i dati relativi ai costi di gestione patrimoniale sono diminuiti da 0.42% (2019) a 0.40% (2020). La quota di enti di previdenza con un’alta trasparenza degli investimenti rimane elevata.
Una possibile ragione alla base della diminuzione dei costi è il rendimento assoluto degli investimenti chiaramente positivo. Negli ultimi due anni in particolare, gli alti rendimenti assoluti hanno portato a volumi d’investimento crescenti. Quando si usano tariffe a scalare (come spesso accade per gli istituti di previdenza), l’aumento dei volumi comporta una diminuzione delle tariffe in %.
Il primato dei contributi è di gran lunga il tipo di primato più comune. Gli istituti di previdenza di diritto privato, in particolare, non implementano quasi più il primato delle prestazioni. Nel caso degli enti di diritto pubblico, il primato delle prestazioni è ancora utilizzato in circa 11% dei casi.
Per quanto riguarda le tavole di mortalità utilizzate, la proporzione di istituti con tavole generazionali si è stabilizzata rispetto all’anno scorso e non è aumentata ulteriormente. Negli anni passati si è osservato un aumento significativo degli istituti di previdenza con tavole generazionali e una diminuzione delle tavole per periodi. Alla fine del 2020, una maggioranza delle casse pensioni (circa 56%) ha implementato tavole generazionali.
La quota media (a livello tecnico) di capitale di previdenza in mano agli assicurati attivi rispetto al capitale di previdenza totale ammontava a circa 52% e, rispetto all’anno scorso, è ancora leggermente diminuita. Gli enti di previdenza che rappresentano il 50% dei dati attorno al mediano (secondo e terzo quartile) mostrano quote tra circa 42% e 65%. Maggiori dettagli nel capitolo 10.
Le strategie d’investimento degli istituti di previdenza mostrano come in passato una grande varietà, con le Obbligazioni in CHF, le Azioni Estere e gli Immobili a ricoprire un ruolo importante nell’ambito delle categorie d’investimento scelte. Alcuni enti di previdenza hanno fissato la propria strategia d’investimento con pesi neutrali superiori ai limiti di categoria fissati dall’OPP 2. In questo ambito, 3 enti di previdenza presentavano una quota di Azioni superiore al limite del 50%, 10 enti di previdenza una quota di Investimenti Alternativi superiore a 15% e 41 enti una quota di Immobili superiore a 30%. In totale, 52 enti di previdenza su 268 analizzati (circa 19.4%) hanno superato almeno un limite d’investimento OPP 2. Ricordiamo che uno scostamento dai limiti OPP 2 va mostrato in modo trasparente nell’allegato ai conti annuali.
Da ottobre 2020, le disposizioni legali della previdenza professionale prevedono una categoria d’investimento OPP 2 a sé stante per le infrastrutture, caratterizzata da limite del 10% del patrimonio totale, a condizione che non si faccia ricorso all’effetto leva. Gli investimenti in infrastrutture hanno registrato un elevato afflusso di capitale negli ultimi anni e sono utilizzati anche da numerose casse pensioni svizzere. Per i dettagli vi rimandiamo al capitolo 10.
La banca dati PPCmetrics mostra che circa 20% degli istituti di previdenza investono in infrastrutture e che il peso strategico neutrale medio in questa categoria è pari a 3.3%.
Nel caso di investimenti in infrastrutture, gli organi decisionali degli istituti di previdenza dovrebbero chiarire sistematicamente e regolarmente l’eventuale uso di effetto leva.