Obiettivo e valore aggiunto dello studio
Con questa pubblicazione, PPCmetrics presenta per la quarta volta lo studio “Analisi dei conti annuali degli enti di previdenza”. Le informazioni relative allo stato degli enti di previdenza svizzeri sono di vitale interesse per gli assicurati, per i responsabili e per l’opinione pubblica in generale. Rispetto alla pubblicazione dello scorso anno, quest’anno è stato aggiunto un ulteriore capitolo relativo ai rendimenti assoluti conseguiti dagli enti di previdenza nel 2017. Oltre a ciò verrà anche analizzato il rapporto tra risultato conseguito e corresponsione degli assicurati attivi nel 2017.
Determinate misure di comune utilizzo, come ad esempio il grado di copertura, sono difficilmente paragonabili in quanto basate su ipotesi, parametri e valutazioni diverse. Lo studio PPCmetrics si pone come obiettivo di portare un contributo ad una migliore comparabilità e ad una maggiore trasparenza del mercato degli istituti di previdenza.
A nostro modo di vedere, un valore aggiunto centrale del presente studio rispetto ad altre analisi relative al mercato delle Casse Pensioni in Svizzera risiede nell’utilizzo di dati contenuti nei conti annuali ufficiali e revisionati degli enti stessi. Questi dati sono caratterizzati da un alto grado di standardizzazione ed affidabilità. Rispetto alle rilevazioni basate su questionari che richiedono risposte soggettive, questa metodologia permette infatti di raggiungere una maggiore comparabilità. L’analisi si concentra su misure particolarmente importanti e comparabili tra loro. Infine, lo studio poggia su un universo esteso e rappresentativo, composto da 294 istituti di previdenza, con un patrimonio previdenziale accumulato pari a circa CHF 655 miliardi e 3.2 milioni di assicurati.
Risultati principali
I principali risultati dello studio, basati sui dati dell’anno passato, possono essere riassunti nel seguente modo:
Tasso d’interesse tecnico
IIl trend relativo all’abbassamento del tasso tecnico (tasso di valutazione) è continuato, come negli anni scorsi, anche nel 2017. Rispetto all’anno passato (2016), il tasso tecnico medio è diminuito di ‑0.21 punti-% (da 2.27% a 2.06%). Rispetto a quanto osservato lo scorso anno, nel 2017 il livello dei tassi di mercato, misurati per mezzo dei rendimenti dei titoli della Confederazione con scadenza a 10 anni, è leggermente aumentato. Questo è infatti accresciuto di 0.04 punti-% da
-0.14% (fine 2016) a ‑0.10% (fine 2017). Nel 2017 si è nuovamente assistito ad un avvicinamento dei tassi tecnici dei vari istituti di previdenza. La differenza tra il tasso tecnico medio degli istituti di previdenza di diritto pubblico e quello degli istituti di diritto privato ammonta nel 2017 a 0.28 punti-% (2016: 0.40 punti-%). Come in passato, i vari tassi tecnici si sono posizionati in un’ampia banda che va da ‑0.75% a 4.00%. Va notato che l’ente che presenta il tasso tecnico più negativo è caratterizzato esclusivamente da beneficiari di rendita.
Nell’anno appena trascorso il tasso tecnico medio è diminuito di ‑0.21 punti-%. Il tasso tecnico medio resta comunque superiore al livello dei tassi d’interesse senza rischio.
Il confronto tra corresponsione effettiva e tasso d’interesse tecnico mostra che nel primato dei contributi la corresponsione dei capitali di risparmio dei beneficiari di rendita (tasso tecnico) è stata in media inferiore alla corresponsione dei capitali di risparmio degli assicurati attivi.
Rendimento assoluto
Il rendimento assoluto medio di tutti gli enti di previdenza considerati nel 2017 è ammontato a 7.57% (mediano: 7.50%). La banda di oscillazione del rendimento assoluto è molto ampia e caratterizzata dagli estremi pari a 2.50% e 13.52%. Il rendimento assoluto medio degli istituti di diritto pubblico, nel 2017 pari a 8.06% (mediano: 8.10%), è simile a quello degli istituti di diritto privato, pari a 7.45% (mediano: 7.36%). L’ente di previdenza medio, contraddistinto da un rendimento assoluto medio positivo pari a circa 7.6%, ha deciso di assegnare una corresponsione del capitale di risparmio del 2.25%. Indipendentemente dal risultato raggiunto dal portafoglio, molti istituti di previdenza hanno comunque deciso per una corresponsione allineata al saggio minimo LPP pari a 1.00%. Il raggiungimento nel 2017 di un rendimento assoluto alto non si è in ogni caso rispecchiato in una corresponsione maggiore degli averi di risparmio. Altri fattori, come ad esempio la capacità di rischio, hanno avuto un importante influsso nella decisione della corresponsione.
In linea generale si potrebbe notare l’esistenza nel 2017 di una relazione positiva tra rendimento assoluto e corresponsione effettiva. Questa è comunque debole e statisticamente non significate.
Spese di gestione patrimoniale
I costi di gestione patrimoniale ricoprono un ruolo centrale sia per l’opinione pubblica, sia per gli attori attivi nel mercato degli enti di previdenza. Nel 2017, tali costi sono ammontati in media a 0.43% degli investimenti trasparenti (mediano pari a 0.38%). Rispetto all’anno passato sia il valore medio, sia il mediano sono leggermente aumentati (nel 2016 media 0.42%, mediano 0.36%).
Rispetto al 2016, i dati relativi ai costi di gestione patrimoniale sono leggermente aumentati. Rispetto all’anno scorso, la quota di enti di previdenza con completa trasparenza degli investimenti è ulteriormente cresciuta di 6.9 punti-%. Una parte dell’aumento dei costi potrebbe essere ricondotta a questo aumento della trasparenza delle spese.
Aliquote di conversione implementate
Le aliquote di conversione implementate dagli istituti di previdenza ammontavano al 01.01.2018 sia in media, sia a livello di mediano a circa 5.9% (al 01.01.2017 media e mediano pari a circa 6.0%). Rispetto all’anno scorso, entrambe le misure sono quindi leggermente diminuite. Tali valori si inseriscono in una banda che spazia da 4.2% (minimo) a 7.0% (massimo). Considerando il livello dei tassi di interesse di mercato al 31.12.2017, l’aliquota di conversione “economicamente” neutrale si posizionerebbe a 3.8%. Di conseguenza l’aliquota di conversione media degli istituti di previdenza considerati nel presente studio continua ad ammontare ad un valore per più del 50% superiore a quella “economicamente” neutrale. Ciò significa che, in una visione economica, il finanziamento della rendita di vecchiaia (garantita) necessita all’incirca del 50% in più di capitale rispetto all’avere di vecchiaia disponibile al pensionamento. Un ulteriore analisi confronta le aliquote di conversione future (tra massimo 10 anni) già rese note da parte degli enti di previdenza. Gli istituti di previdenza all’interno di questo confronto mostrano aliquote di conversione future pari in media a 5.68% (nel 2016 5.71%). In entrambe le analisi, gli istituti di diritto pubblico e quelli a capitalizzazione parziale mostrano aliquote di conversione tendenzialmente più alte rispetto agli enti di diritto privato e quelli a capitalizzazione integrale.
L’attuale (al 01.01.2018) aliquota di conversione media degli istituti di previdenza considerati ammonta a circa 5.9% (al 01.01.2017: 6.0%) e, secondo le informazioni al giorno di riferimento, nei prossimi anni è destinata a diminuire in media a circa 5.7%. Questi dati suggeriscono che in futuro verranno implementate aliquote di conversione inferiori alle attuali.
Corresponsione effettiva
Nel 2017, la corresponsione effettiva dei capitali di risparmio degli assicurati attivi è chiaramente aumentata. In media, questa si è assestata a 2.25% e di conseguenza sopra il valore dell’anno precedente, pari a 1.64% e di poco sotto il valore medio registrato nel 2014 pari a 2.34%. La corresponsione media degli enti di diritto pubblico (1.61%) è stata nel 2017 decisamente inferiore a quella degli enti di diritto privato (2.40%). Rispetto all’anno scorso si vedono più di frequente valori legati alla corresponsione da alti a molto alti, ma allo stesso tempo, a causa della diminuzione del saggio minimo LPP, si notano anche molte corresponsioni pari a 1.00%. Maggiori dettagli nel capitolo 2.
Grado di copertura sottoposto a rischio
Il grado di copertura sottoposto a rischio misura l’onere dei portatori di rischio degli istituti di previdenza svizzeri. Nel 2017, il grado di copertura sottoposto a rischio medio degli enti a capitalizzazione integrale è chiaramente aumentato da 88.4% a 102.4%. Un grado di copertura sottoposto a rischio inferiore a 100% implica che al giorno di riferimento le rendite garantite non possono essere finanziate senza un supporto da parte dei portatori di rischio. In un caso del genere, gli assicurati attivi ed eventualmente i datori di lavoro devono prevedere potenziali riduzioni delle prestazioni oppure addirittura misure di risanamento. Il chiaro miglioramento del grado di copertura sottoposto a rischio nel corso del 2017 va ricondotto in particolare ai rendimenti assoluti positivi raggiunti dagli istituti. Nel 2017 i tassi di mercato non hanno subito variazioni importanti, per cui non si è assistito a grandi variazioni nel valore (presente) degli impegni. Maggiori dettagli nel capitolo 5.
Il grado di copertura sottoposto a rischio misura in modo trasparente e paragonabile l’effettiva situazione finanziaria degli istituti di previdenza dal punto di vista dei portatori di rischio. L’anno scorso, il valore medio di tale grado di copertura è cresciuto, soprattutto grazie ai risultati assoluti positivi degli investimenti.
Altri indicatori
Considerando il livello dei tassi d’interesse a fine 2017, l’aliquota di conversione “economica” ammonta a circa 3.8%. Ciò significa che in una visione economica, per le rendite future, sarà necessario molto più capitale di quanto a disposizione al pensionamento.
All’incirca 2% degli istituti di previdenza di diritto privato e circa 12% (2016: 13%) degli istituti di previdenza di diritto pubblico nel 2017 erano gestiti nel primato delle prestazioni. Gli enti nel primato dei contributi rappresentano quindi il tipo di primato dominante.
Per quanto riguarda le tavole di mortalità implementate, la quota di istituti di previdenza che ha scelto le tavole per generazioni rispetto a quelle per periodi è ancora aumentata. A fine 2017, infatti, circa la metà (45%, 2016: 42%) degli enti analizzati implementava tavole per generazioni.
La quota media (a livello tecnico) di capitale di previdenza in mano agli assicurati attivi rispetto al capitale di previdenza totale ammontava a circa 54% e, rispetto all’anno scorso, è proporzionalmente leggermente aumentata. Questo
fatto è da ricondurre all’alta corresponsione dei capitali di previdenza degli assicurati attivi, così come dalla maggiore accumulazione di capitale da parte degli assicurati vicino alla pensione (parola chiave: Babyboomers), questo nonostante la nuova diminuzione dei tassi tecnici (che ha come conseguenza l’aumento del capitale di previdenza tecnico dei beneficiari di rendita). Gli enti di previdenza che rappresentano il 50% dei dati attorno al mediano (secondo e terzo quartile) mostrano quote tra circa 43% e 67%.
Le strategie d’investimento degli istituti di previdenza mostrano come in passato una grande varietà, con le Obbligazioni in CHF, le Azioni Estere e gli Immobili a ricoprire un ruolo importante nell’ambito delle categorie d’investimento scelte. La pluralità delle strategie d’investimento è confermata anche dalla varietà di pesi strategici delle varie categorie d’investimento (le bande nelle quali i singoli valori si muovono sono molto ampie). In linea di principio, la strategia d’investimento di un ente dovrebbe rispecchiare la propria capacità di rischio.